Oscar alla miglior fotografia 2017

“E l’Oscar va a… Linus Sandgren per La La Land!”

Un incipit doveroso parlando del premio dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences per la miglior fotografia. Come ogni anno le candidature per questa particolare sezione sono molto interessanti, considerata proprio l’importanza di questa categoria; infatti per la statuetta si sono battuti in finale i seguenti direttori della fotografia, per i rispettivi film:

  • Linus Sandgren  – La La Land
  • James Laxton – Moonlight
  • Rodrigo Prieto – Silence
  • Greig Fraser – Lion
  • Bradford Young – Arrival

Cinque film molto diversi tra loro e la cui componente di fotografia o in inglese cinematography, termine che meglio si addice ad un lavoro così complesso, ha contribuito con un ruolo di primo piano nella riuscita del film. Ma anche cinque direttori della fotografia che non si può dire siano degli sconosciuti; lo stesso vincitore Sandgren è già stato sui set di Joy e American Hustle, film presenti anch’essi alla notte degli Oscar delle passate edizioni.

Gli altri protagonisti di questa competizione sono di certo autori di primo livello e già conosciuti per altre rinomate produzioni, tranne Laxton che proprio quest’anno dirige la fotografia del suo primo film di questo prestigio. Per esempio, Rodrigo Prieto, tra le varie pellicole, ha nella sua filmografia Argo e I segreti di Brokeback Mountain; Greig Fraser invece può vantare Rogue One e Foxcatcher; mentre Bradford Young ha curato la fotografia di Selma.

I film in nomination sono molto diversi tra loro sia per tipologia che per contenuti, per cui giudicare un vincitore assoluto non deve essere stato molto semplice; tuttavia è possibile analizzare le qualità di ognuno che più spiccano come caratteristiche per il film stesso. Ciò che si può fare in questa sede invece, è dare una modesta interpretazione di ciò che ho visto, da appassionato di cinema e fotografia, in questi film, ponendo un accento su una scena in particolare per ognuno di essi.

Se vi siete persi i film di cui si parla, qui c’è un rapido sunto delle nomination:

Arrival, nonostante il tema non sia prettamente spaziale, in molti momenti ricorda un po’ altri film di questo genere, soprattutto grazie alle immagini pulite e prive di elementi di disturbo durante le scene all’interno del “guscio”. La scena di ingresso in quest’ultimo, in particolare, è colma di forza  grazie alla ripresa dall’alto, la quale accentua la prospettiva dello spazio in cui ci si trova, ma schiacciando i piani provoca una relazione e una sensazione contrastante tra l’essere dentro la nave aliena e l’esterno della stessa.

Lion gioca parecchio con le riprese aeree, che collaborano molto con le immagini di google earth, al quale il film si richiama spesso, ma la scena saliente è quella del protagonista che da bambino si trova completamente circondato da farfalle al tramonto, una vera gioia per gli occhi.

Silence, nella quiete generale del film, attraverso le inquadrature riesce a trasmettere costante ansia, sofferenza e conflitto interiore, in un’aura di colori tenui e nebbiosi; sensazioni espresse violentemente nelle scene in cui il protagonista si trova in prigione.

Moonlight vuole esprimere le sofferenze della vita nei quartieri problematici dell’America, con le sue riprese riesce ad evidenziare i rapporti tra i personaggi, mentre nelle scene al mare riesce a far intuire il legame con che il protagonista ha con questo elemento.

Per quanto riguarda La La Land invece, la magistrale direzione della fotografia parte già delle camere e lenti per la ripresa, che sono state scelte per ricreare l’effetto CinemaScope dei vecchi musical di Hollywood tipico degli anni ’50. In effetti tutto il film richiama a questo tema, e si può dire che esso sia un omaggio alla stessa Hollywood, tant’è che durante tutta la durata del film si assiste a continue citazioni di musical storici, di cui la fotografia ne è sicuramente una componente fondamentale. Un altro importante ruolo è giocato dalle luci, quindi la scelta degli orari in cui girare, l’esempio più eclatante sono le due scene girate durante l’ora blu, al crepuscolo, ossia i piani sequenza sul pontile durante la canzone City of Stars e quella a Griffith Park in cui i protagonisti ballano sulla strada.

Così Linus Sandgren interrompe la serie di vittorie di Emmanuel Lubezki, che per tre anni consecutivi si è guadagnato la statuetta, e molto meritatamente lo svedese si aggiudica l’Oscar di quest’anno.

Dario

immagine di copertina: http://www.mymovies.it/film/2016/lalaland/

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