Le Faroer sono uno sperduto mosaico di piccole isole che ancor più dell’Islanda lasciano spazio alla natura selvaggia. La gente del luogo è profondamente legata alle tradizioni e una di queste riguarda la mattanza dei cetacei (da grandi cetacei a globicefali). Sapevo di questa tradizione ed è difficile non esserne al corrente (basta una blanda ricerca su web), ma non mi aspettavo di poter assistere in prima persona a una battuta di caccia.
Il fatto è accaduto sulla spiaggia di Leynar, isola di Streymoy: percorrendo la strada e osservando l’insenatura, ho notato alcune barche che si muovevano al largo in maniera davvero insolita. Non è stato difficile notare dei piccoli cetacei che si trovavano in mezzo ai cerchi disegnati dalle barche. La curiosità è stata troppo forte e ho accostato la macchina. Di lì a poco, con una tecnica che non sono ancora riuscito a spiegarmi del tutto, le barche hanno spinto gli animali terrorizzati verso la riva, apparentemente deserta.
All’urlo di un singolo abitante, centinaia di persone sono corse dall’interno alla riva. Ragazzi, vecchi, bambini, uomini, donne; e con l’aiuto di uncini, corde e maceti, è iniziata la mattanza. Ho impiegato qualche minuto prima di scattare la prima fotografia e ad essere sincero, inizialmente ero pietrificato a tal punto che manco mi sarebbe passato per la mente di farlo.
Sono sceso sulla spiaggia e per una ventina di minuti ho osservato ciò che stava accadendo intorno a me. Da amante sia della fotografia che del mondo animale fu uno spettacolo allo stesso tempo affascinante e atroce, unico ma imbarazzante nel suo non poter essere fermato.
Ciò che forse mi ha colpito di più è stato il colore dell’acqua. Pensavo che non avrei mai assistito a qualcosa di simile, che non sarei mai andato al di là di qualche film di guerra visto in TV.
Sono bastati pochi minuti per realizzare che quello che stavo osservando faceva parte di una cultura tramandata da padre a figlio: ho visto bambini accompagnati dai genitori ad assistere alla mattanza, come accadeva, posso fantasticare, nelle ben più cruente e antiche mattanze dei tonni in Italia.
Tuttavia, non dimenticherò mai il contrasto fra l’innocenza con la quale i bambini giocavano e il massacro che si stava consumando a pochi passi di distanza.
In meno di mezzora lo spettacolo era finito: le barche sono tornate al largo e i globicefali sono stati trascinati tutti verso l’interno.